ANDREA SALSEDO Vita, galera e morte dell’editore anarchico «suicidato» dalla polizia americana

La mattina del 3 maggio 1920 il corpo sfracellato di Andrea Salsedo – «volato» nel vuoto e nel silenzio della notte dal quattordicesimo piano del palazzo della polizia di New York – viene trovato sul selciato del marciapiedi. Emigrato dall’isola di Pantelleria, tipografo e editore, era stato arrestato, insieme all’anarchico calabrese Roberto Elia,
con l’accusa di aver stampato dei volantini anarchici. Trattenuti illegalmente e arbitrariamente per più di due mesi in carcere, subiscono continue torture e interrogatori.
Non hanno commesso nessun reato e, pur essendo innocenti, trattandosi di un ipotetico reato, penalmente irrilevante, concordano di “confessare”, sperando di porre fine agli insopportabili soprusi polizieschi.

Quella notte, da uno o più agenti del Department of Justice, prima o dopo averlo ammazzato, viene scaraventato nel vuoto. Avendolo trattenuto senza alcun mandato gli agenti si giustificano: incredibilmente sono stati i due anarchici a chiedere di rimanere in carcere, e si erano limitati ad… accontentarli. Un criminale non chiederebbe mai di rimanere in carcere, perché lo avrebbe fatto un innocente, marito e padre felice, preferendo la cella di Park Row alla sua casa, i carcerieri alla sua famiglia, le inferriate della cella alla libertà?… La stampa americana denuncia l’abuso poliziesco, lo scandalo dell’arresto arbitrario e della lunga detenzione nelle celle segrete della polizia, senza mandato giudiziario. Non è la prima volta che uomini affidati alla custodia dello Stato – in America, in Italia e altrove – siano uccisi. Il governo italiano è chiamato a tutelare la aita dei propri cittadini, in patria e «all’estero.

Roberto Ella viene deportato in Italia. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, interessatisi del caso, sono arrestati e saranno condannati innocenti alla sedia elettrica. La moglie, Maria Petrillo, costretta a tornare in Italia con due figli, continua la battaglia per ottenere verità e giustizia, accusando con coraggio e determinazione i responsabili della morte del marito e, anche se nessuna somma potrà mai ripagarla dello strazio e del dolore patito, chiede un risarcimento di centomila dollari, che la giustizia americana respinge e tenterà di sottoporre lei a giudizio per aver leso l’onore della polizia. Andrea Salsedo non verrà mai riabilitato: riconoscere la verità sulla sua morte significherebbe accusare di omicidio la polizia di New York.

Una storia sconosciuta dell’ Italia errante, ribelle e sovversiva del primo Novecento, ricostruita per la prima volta, nella ricorrenza del centenario, grazie alla ricerca di un ampio e inedito materiale archivistico e giornalistico, italiano e americano, oltre alto pubblicazione di documenti secretati dal Department of Justice, l’attuale FBI.

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