PAOLO LEGA E L’ITALIA SOVVERSIVA DELL’OTTOCENTO

L’ATTENTATORE HA TRENTA LIRE IN TASCA (pari a 132 euro)…

A Roma il 16 giugno 1894, in via Gregoriana, Paolo Lega, spara due colpi di pistola – andati a vuoto – contro il Presidente del Consiglio, l’ultramonarchico on. Francesco Crispi, che, in carrozza, si reca al Parlamento.
Nato a Lugo (Ra) nel 1868, Lega a quindici anni è repubblicano e qualche anno dopo diventa socialista anarchico. A Genova, dove lavora come falegname, nel 1892, pubblica il numero unico «Primo Maggio» e per questo è arrestato e rimpatriato a Lugo. Le continue persecuzioni della polizia causano la morte del padre, il calzolaio Giuseppe. Trovato – durante una perquisizione domiciliare – in possesso di un coltello di casa, viene condannato a quarantacinque giorni di carcere, ma – forse per… simpatia – gliene fanno scontare arbitrariamente sessanta! Le continue persecuzioni gli fanno maturare l’idea di attentare alla vita del Presidente del Consiglio e il 30 maggio 1894 parte da Bologna per Roma, andando a piedi fino a Falconara, per poi proseguire in treno.
Quando lo arrestano per l’attentato, in tasca ha trenta lire (pari a centotrentadue euro). Processato il 19 luglio, basta una sola udienza per condannarlo a 20 anni e 17 giorni di carcere, che sconta in una colonia penale sarda, dove (avvelenato, secondo una testimonianza di Luigi Galleani, riferita da Emidio Recchioni) muore il 2 settembre 1896.
Scatta una durissima repressione: Crispi e la monarchia profittano dell’attentato per far votare dal parlamento le famigerate leggi speciali e colpire il movimento anarchico, socialista e repubblicano, con la riduzione della libertà e l’istituzione del domicilio coatto. L’opera ricostruisce attentamente il lungo e interessante dibattito parlamentare – svoltosi dal 3 al 19 luglio 1894 – per l’approvazione delle leggi speciali.
Nella penisola molti vengono arrestati per apologia, mentre tra Bologna, Ancona, Firenze, con l’accusa di complicità nell’attentato,sono arrestate quindici persone. Molti erano della provincia di Ravenna e di Forlì, altri di Bologna, «colpevoli» solo di aver incontrato per caso Paolo Lega nel suo viaggio a piedi da Bologna a Falconara e di avergli offerto un tozzo di pane o un bicchiere d’acqua. Tra gli arrestati il conte e poeta anarchico Domenico Francolini di Rimini. A Firenze, Francesco Pezzi e Luigia Minguzzi, marito e moglie. Ad Ancona, Emidio Recchioni… Processati, dopo un anno e mezzo di carcere, sono assolti, ma vengono assegnati al domicilio coatto e il volume segue minuziosamente gli arresti, l’istruttoria e il «processone».
Nel volume, Giuseppe Galzerano – avvalendosi di un’ampia e inedita documentazione archivistica e giornalistica – ricostruisce minuziosamente e in maniera coinvolgente la vicenda umana, culturale, politica, giudiziaria e carceraria di Paolo Lega e offre un’interessante panoramica dell’Italia sovversiva di fine Ottocento: si occupa dei complici e di vicende politiche ed umane avvenute in particolare ad Ancona, Alfonsine, Bologna, Castelbolognese, Castiglione, Cento, Cervia, Cesena, Covignano, Faenza, Napoli, Firenze, Forlì, Gambettola, Gatteo, Imola, Lugo, Ravenna, Roncofreddo, Rimini, Roma, Russi, Sant’Arcangelo, Savignano sul Rubicone, ecc.
Il volume ricostruisce anche la vita privata e politica di Francesco Crispi, repubblicano siciliano che rinnega Giuseppe Mazzini e la repubblica e documenta – con precise e inoppugnabili testimonianze – il suo passato di attentatore e la sua partecipazione all’attentato contro Napoleone III (Parigi, 14 gennaio 1858), il fatto di avere tre mogli, soffermandosi a lungo su Rosalie Montmasson, l’unica donna che seguì i Mille di Giuseppe Garibaldi.
Vengono trascritte le pagine del diario e le lettere d’amore e di rabbia inviate dalla contessa Costanza Lettimi di Rimini al marito, il poeta e conte anarchico Domenico Francolini, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli di Roma, accusato – innocentemente, come gli altri – di complicità nell’attentato.
Infine un Dizionario biografico sulle vite delle persone coinvolte.
Una storia lunga, documentata e sconosciuta dell’altra Italia, dell’Italia ribelle e sovversiva dell’Ottocento. Un libro da leggere e da regalare. Un volume “monumentale” di 1248 pagine con foto a colori (nel formato cm 17x24x7, due kg e mezzo di peso), che Giuseppe Galzerano ci offre per i suoi quarant’anni di attività editoriale.I capitoli del volume:
Prefazione
Parte I: L’attentato – I «precedenti» dell’attentatore – Lugo: città sovversiva – «Io sono Crispi»: attentatore e tiranno con tre mogli – La solidarietà della Camera e del paese – Indagini e perquisizioni – Apologia, solidarietà e arresti – Tre leggi per imbavagliare gli italiani – L’istruttoria – Il processo.
Parte II: «Complici»: arresti e interrogatori – Istruttoria i «complici» – Il «processone» – Carcere, morte, ricordo.
Appendice: «Senza ombra di reato» – Documenti: Un manifesto da Londra – Documenti: Biografie della questura – Dizionario biografico: Avvocati, compagni e «complici» – Fonti archivistiche – Bibliografia – Indice dei nomi – Indice dei luoghi – Foto (68).

Recensione di Viviana Bravi al volume su Paolo Lega e l’attentato al Presidente del Consiglio, on. Francesco Crispi [Roma, 16 giugno 1894), pubblicata dalla rivista «IL PENSIERO MAZZINIANO»
dell’Associazione Mazziniana Italiana di Genova, con redazione a Modigliana (Ra), A. LXX, numero 3, settembre-dicembre 2015, pag. 175-176

È questa una minuziosa e particolareggiata biografia dedicata all’anarchico lughese Paolo Lega che a Roma, il 16 giugno 1894, attentò, fallendo, alla vita del Presidente del Consiglio Francesco Crispi. Il politico siciliano aveva 75 anni, Lega 26 ed era già conosciuto dalla polizia come “anarchico pericolosissimo” e pertanto sottoposto ad una serie incredibile di vessazioni che lo avevano esasperato e portato a questo atto di violenza. Il romagnolo intendeva colpire colui che riteneva “capo di una società che ha lo scopo di opprimere i deboli e quelli che soffrono”. Crispi
si era infatti distinto nella repressione con il pugno di ferro dei moti in Sicilia e nella Lunigiana, utilizzando lo stato d’assedio, i tribunali militari e le fucilazioni: una reazione molto simile a quella instaurata dall’Austria contro i patrioti nel 1848. Lega non dimenticava tutto ciò, si aggiungeva poi – come da lui dichiarato – il ricordo delle mondine di Conselice, che scioperavano per un aumento del salario da fame, contro le quali la truppa aveva sparato, uccidendone due oltre ad un bracciante. L’attentatore riteneva di non aver commesso un reato, ma “una solenne
rivendicazione” dei diritti del popolo oppresso dalla dura politica di Crispi. L’anarchico sarà condannato a vent’anni di carcere, ma due anni dopo verrà annunziata la sua morte, avvenuta nella Colonia penale di San Bartolomeo a Cagliari. Alcuni compagni di fede politica dissero che Paolo Lega era stato avvelenato, altri percosso fino a provocarne la morte. Il romagnolo si rammaricò sempre di non esser riuscito nel suo intento, da parte
sua Crispi approfittò dell’accaduto per far approvare leggi speciali liberticide. Giuseppe Galzerano, professore, ricercatore storico ed editore indipendente, autore di altri volumi sugli attentati al re e al duce, ha realizzato un poderoso volume il pensiero mazziniano (2,5 kg) che riporta la trascrizione di documenti ed articoli di giornale dell’epoca, che occupano la maggior parte del libro, riproponendo anche gli atti processuali, per oltre 950 pagine, “pur consapevole del rischio di qualche ripetizione” come sostiene. Inoltre ha ricostruito la vita dell’attentatore, la sua provenienza da Lugo di Romagna, cittadina con una spiccata attitudine libertaria, nonché il clima politico
del momento in cui si volle porre il bavaglio alle nuove forze che intendevano tutelare le classi più umili.
Un capitolo è dedicato al “tiranno con tre mogli” Francesco Crispi, Presidente del Consiglio, già repubblicano e garibaldino, poi passato alla monarchia con la nota dichiarazione alla Camera dei Deputati del 18 novembre 1864: “La monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe”. Inevitabile fu lo scontro con Mazzini che rispose il mese successivo con una lunga ed indignata lettera additando Crispi come “opportunista” poiché vedeva la monarchia forte, e quindi vi aderiva, mentre i mazziniani erano deboli, pronto a cambiare di nuovo casacca “Se domani ci
vedeste forti”. Mazzini terminava affermando: “so che la monarchia, tale quale oggi l’abbiamo, ci corrompe”.
L’autore fa anche luce sul tentativo da parte delle istituzioni di creare un “caso Lega” con la montatura di un complotto anarchico poi sventato dalla magistratura dopo un processo a undici presunti complici romagnoli, dei quali pure vengono ricostruite le interessanti vicende processuali e le biografie. Non ci dobbiamo spaventare dalle oltre 1200 pagine, in quanto si tratta per la maggior parte di un’enorme mole di documenti che svela ogni particolare di una storia per troppo tempo dimenticata, mentre più sfumati rimangono il commento e l’interpretazione critica degli avvenimenti da parte dell’autore.
Viviana Bravi


La storia dell’anarchico che attentò alla vita di Francesco Crispi

Intervista di Alessia Bielli di Telecolore di Salerno a Giuseppe Galzerano su Paolo Lega, trasmessa nel TG delle ore 13,30 di domenica 1 marzo 2015.

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